di Michelangelo Ricci
LABORATORIO PERMANENTE
2019


(23-24-25 Maggio)
Teatro Nuovo - Pisa

grafica di Maurizio Muzzi
(28 Giugno)
Stazione Leopolda - Pisa

grafica di Matteo Bruni
Una società deforme non può che generare figli inabili. “InabileCircus” spettacolo dalle tinte grottesche ma anche dramma straniante in cui la comicità, nella sua forma più spietata, si impone come strumento di rivalutazione della realtà. Un circo pieno di follia, cattivo, divertente e per dissacratori, una “lavatrice” teatrale di corpi, canti, parole, musiche, coreografie ed effetti, che lava e colora gli umori di qualunque spettatore.
Il Circo mostra i mostri, portatori "innocenti" di un'anomalia invalidante, attraverso i quali mette a nudo l'inaccettabile ed inopportuna deformità dell'io e dell'altro, laddove il riso
suscitato non risiede nel diverso da noi quanto nell’identico a noi, sino ad arrivare al concetto di tempo conteggiato per la produzione delle merci e divenuto esso stesso una merce consumabile.
Cartina tornasole di ineguaglianze ancora irrisolte, lo spettacolo tratta della vita inabile ma anche della storia inabile, ovvero di quanto sta nell’impedimento alla liberazione, e smaschera il confine osmotico tra amore e possesso, cultura e normazione, sesso e oggettificazione dell’altro, lavoro e sfruttamento in un serraglio di figure grottesche e numeri eccezionali dell’umana inabile umanità.
riprese di Michelangelo Ricci - montaggio di Maurizio Muzzi (Hoompaloompa)
L’Inabile Circus è un’affresco della nostra società troppo normale e completamente omologata, in cui è il narcisismo a lubrificare gli ingranaggi tanto da renderci dei fenomeni da baraccone, “scherzi della natura” ma anche “scherzi della storia”, incapaci di fare, di amare, di comunicare con l’altro se non tramite i riflessi distorti dello specchio proprio di questa società dello spettacolo. La realtà è così rappresentata per ciò che è, teatro di scenari ai confini della razionalità, attraverso una parodia dei nostri tempi in cui il grottesco diviene mezzo utile e necessario perché "se non si fa ridere l’orrore di questo mondo, c’è il rischio di farne parte".
